Le iniezioni intra-articolari di steroidi non sono efficaci a lungo termine nel prevenire il danno strutturale legato alla gonartrosi.
Il responso proviene da un trial randomizzato durato 2 anni e presentato nel corso del congresso annuale dell’ACR (American College of Rheumatology), tenutosi quest’anno a S. Francisco.
In letteratura è ormai noto come nell’osteoartrite (OA) sia presente un certo grado di infiammazione ed alcuni studi hanno suggerito come l’infiammazione sembri essere in grado di predire la progressione strutturale del danno.
“I CS intra-articolari sono già utilizzati estesamente nel trattamento della gonartrosi in funzione analgesica nel breve termine, ma fino ad ora non erano stati testati in modo specifico gli effetti di questa classe di farmaci nella progressione strutturale del danno – ricordano gli autori nell’abstract presentato al Congresso”.
Inoltre, un altro interrogativo riguarda la sicurezza della procedura, dal momento che in letteratura sono presenti case-report di pazienti con infiltrazioni ripetute di cortisone che sono andati incontro a rapida progressione strutturale del danno o ad artropatia analgesica.
Per chiarire questi dubbi, gli autori dello studio hanno deciso di verificare la giustezza dell’ipotesi di un vantaggio della terapia intra-articolare con steroidi nel ridurre la progressione strutturale del danno in un trial clinico randomizzato che ha utilizzate tecniche di imaging a risonanza magnetica per individuare l’esistenza di cambiamenti strutturali.
Lo studio ha incluso 140 pazienti, con una leggera preponderanza di donne. Un terzo del campione era costituito da soggetti non Caucasici, mentre il BMI medio era pari a 31,2 kg/m2.
I pazienti reclutati nello studio sono stati randomizzati al trattamento intra-articolare con 40 g di triamcinolone o placebo a cadenza trimestrale per un totale di 8 iniezioni.
Il danno cartilagineo evidenziato mediante imaging a risonanza magnetica è stato valutato mediante l’indice validato CDI, che si focalizza sulle regioni articolari maggiormente esposte al danno.
I risultati dello studio non hanno documentato l’esistenza di differenze significative tra i pazienti sottoposti ad infiltrazioni di triamcinolone a cadenza trimestrale e quelli trattati con placebo in termini di variazione del dolore, valutato in base alle variazioni registrate dell’indice WOMAC (the Western Ontario and McMaster University Arthritis Index).
Oltre al dolore, risultati simili tra i 2 gruppi sono stati ossercati anche per la funzione fisica, con una variazione del punteggio WOMAC pari a -7,1 nel gruppo trattato con triamcinolone e a -9,2 nel gruppo placebo.
E, mentre lo studio ha rilevato l’esistenza di variazioni più significative dell’indice CDI (Cartilage Damage Index) nei pazienti trattato con steroidi rispetto al placebo (-52,1/anno vs -17,8/anno), la differenza alla fine dello studio è stata minima tra i 2 gruppi, essendo pari solo all’1%.
In conclusione, il trattamento intra-articolare con CS utilizzati al dosaggio di 40 mg per 2 anni non ha un effetto rilevante sulla struttura articolare – sia deleterio che scheletrico – e non sembra migliorare gli outcome riferiti dai pazienti relativi alla funzione fisica.
Tra i limiti riconosciuti allo studio sono stati ricordati l’impiego di una sola dose di steroide – la qual cosa non permette di escludere del tutto l’esistenza di un effetto a dosaggi maggiori – e la mancata misurazione dei benefici del trattamento a breve termine associati con le infiltrazioni di steroidi.
Bibliografia
Driban J, et al “Intra-articular corticosteroids are safe and have no major effect on structural progression of synovitic knee OA: a 2-year randomized controlled trial of 3-monthly triamcinolone hexacetonide” ACR 2015; Abstract 897.
Leggi