Risultati preliminari sull’impiego di plasma ricco di piastrine fotoattivato (PA-PRP) in somministrazione intra-articolare hanno mostrato come questo trattamento sia in grado di migliorare il dolore riferito dai pazienti affetti da gonartrosi, nonchè la sintomatologia e la funzionalità degli arti inferiori, in maniera non dissimile alle infiltrazioni di acido ialuronico (HA).
Queste le conclusioni di uno studio proof-of-concept, di recente pubblicazione su BMC Musculoskeletal Disorders.
Razionale dello studio
Da tempo è noto come i miglioramenti della sintomatologia associata alla gonartrosi a seguito della somministrazione di PRP siano attribuiti alla sua capacità di modificare i processi infiammatori intra-articolari.
A tal riguardo, gli autori dello studio ricordano come i risultati di una recente review sistematica abbiano individuato sei trial clinici randomizzati che hanno documentato la presenza di benefici clinici a seguito della somministrazione di PRP in pazienti con gonatrosi (2): “Tuttavia – aggiungono – di questi 6 trial, solo due erano in doppio cieco con una procedura di controllo incrociato e nessuno di questi ultimi ha valutato gli effetti del PRP sulle misure obiettive della funzione degli arti inferiori”.
“Ciò – affermano gli autori – limita la capacità di determinare se i benefici sintomatici del trattamento si traducono in un miglioramento della mobilità, che rappresenta un fattore critico in quanto l’80% delle persone affette da osteoartrosi (OA) presenta limitazioni del movimento e un paziente su 4 non è in grado di svolgere le normali attività quotidiane.”
Anche la fotoattivazione del sangue periferico migliora il pattern di mediatori dell’infiammazione associati con l’OA: “Alcuni studi hanno mostrato come la fotoattivazione riduca le citochine pro-infiammatorie (IL2 e IL6) e aumenti la concentrazione di fattori anti-infiammatori di derivazione leucocitaria (antagonista del recettore di IL-1).
L’assenza di trial clinici sull’impiego di PA-PRP in presenza di condizioni degenerative, come la gonartrosi, è stata colmata da questo studio pilota, in doppio cieco, randomizzato e controllato, che ha voluto determinare l’efficacia, la sicurezza e le variazioni legate alla percezione del dolore, alla sintomatologia e all’abilità funzionale degli arti inferiori dopo iniezioni intra-articolari di PA-PRP rispetto ad HA in pazienti con gonatrosi di grado lieve-moderato.
Lo studio, che ha reclutato 37 pazienti con gonatrosi e li ha randomizzati al trattamento con 3 iniezioni intrarticolari di PA-PRP o di HA, includeva come outcome dati legati al reclutamento dei pazienti e dati di safety, la valutazione del dolore mediante punteggio VAS, quello della sintomatologia mediante punteggio KOOS (the Knee Osteoartrhitis Outcome Score) e la scala KQoL (Knee Quality of Life), la massima distanza di salto e il numero di piegamenti del ginocchio in 30 secondi alla quarta e alla dodicesima settimana dall’inizio dello studio.
I risultati hanno mostrato, nel gruppo sottoposto a trattamento con PA-PRP un miglioramento significativo del punteggio VAS (p<0,01), del punteggio KOOS relativo al dominio 'dolore' (p<0,05), dei punteggi KQoL delle sottoscale relative ai domini 'fisico' ed 'emozionale' sia a 4 che a 12 settimane.
Nel gruppo sottoposto a trattamento è stato anche osservato un miglioramento significativo della distanza di salto (p<0,05) e dei piegamenti del ginocchio (p<0,01) a 4 e a 12 settimane (p<0,01).
Dopo controllo con i valori basali, tuttavia, non sono state documentate differenze significative tra i 2 gruppi in studio per ciascuno dei due time-point considerati.
Nel commentare i risultati, gli autori dello studio hanno suggerito che la mancanza di differenze di efficacia tra i 2 gruppi potrebbe anche essere in parte parzialmente spiegata, oltre che dalle piccole dimensioni del campione di pazienti, dal metodo di preparazione del PRP: "I risultati del nostro studio - affermano gli autori - e quelli di trial clinici precedenti suggeriscono che la concentrazione di leucociti all'interno del PRP potrebbe giocare un ruolo cruciale per gli outcome clinici raggiunti dai pazienti con gonartrosi. Inoltre, sarebbe opportuno che i prossimi studi esplorino gli effetti della foto-attivazione sia in preparazioni di PRP ricche di leucociti che povere di leucociti, dal momento che si ipotizza che il PRP sia efficace in ragione della sua capacità di modulare le proprietà pro- e antinfiammatorie dei leucociti.
Tra gli altri limiti dello studio riconosciuti dagli autori si ricorda la mancata inclusione di un punteggio minimo VAS relativo al dominio 'dolore' come parte dei criteri di screening, con conseguente presenza di variazioni elevate nella valutazione del dolore iniziale e dei sintomi auto-riferiti: "E' probabile che questa situazione abbia ridotto la probabilità di trovare differenze tra i gruppi trattati, rispettivamente, con PRP e HA, insieme alle piccole dimensioni del campione di pazienti".
In conclusione, i risultati di questo piccolo trial pilota, per quanto sottodimensionato dal punto di vista statistico, avente lo scopo di valutare l'efficacia e l'eventuale superiorità del trattamento rispetto a quello di confronto, suggeriscono l'esistenza di un effetto del PA-PRP nel migliorare il dolore autoriferito, la sintomatologia espressa dalle sottoscale KOOS e KQoL-26, nonchè i test di abilità funzionale degli arti inferiori in pazienti affetti da gonartrosi.
Sono necessari, ora, nuovi trial clinici, meglio dimensionati dal punto di vista numerico e con durata maggiore del follow-up, che confermino quanto osservato in questo studio.
Bibliografia
1) Paterson KL et al. Intra-articular injection of photo-activated platelet-rich plasma in patients with knee osteoarthritis: a double-blind, randomized controlled pilot study. Paterson et al. BMC Musculoskeletal Disorders (2016) 17:67 DOI 10.1186/s12891-016-0920-3
leggi
2) Laudy AB et al. Efficacy of platelet-rich plasma injections in osteoarthritis of the knee: a systematic review and metaanalysis. Br J Sports Med. 2015;49(10),657-672.
leggi